Terra mistica l’Umbria, carica di tradizione ma anche di leggende. Molti racconti, tramandati per via orale, hanno origini che si perdono nella memoria e, con contorni evanescenti restano oggi solo nei ricordi dei nostri nonni. Quella che vi propongo è una storia di fantasmi, di quelle che si raccontano d’inverno al buio davanti ad un fuoco acceso, ambientata in un posto non ben specificato nei pressi di Assisi. L’ho letta in un libricino sui misteri dell’Umbria:
I fantasmi non sempre perpetuano, da morti, le attività che svolgevano da vivi. Anzi, ci sono casi in cui gli spiriti dei defunti sono costretti a vagare e a compiere le incombenze a cui si sottraevano durante la loro vita terrena. Per quale motivo? Espiare le loro colpe.
Si narra che tanti anni fa ci fosse un monastero, ormai distrutto, in una zona non precisata delle colline umbre, dietro Assisi.
La gente del posto era molto devota, come solo gli umbri delle campagne sanno essere. E per ogni ricorrenza organizzavano una processione. Non solo. Ogni occasione era buona per chiedere ai frati di organizzare novene o veglie di preghiera. A volte per far cessare la pioggia, altre per propiziarla, o semplicemente per ringraziare Dio del buon raccolto.
I monaci però non gradivano tutte quelle manifestazioni di fede. Tutt’altro “Ma chi ce lo fa fare ad uscire di notte con il freddo?”, dicevano tra loro. “Ma non è possibile! Ci sono già le messe, i vespri, perché organizzare un’altra veglia di preghiera?”, brontolavano senza ritegno mentre si preparavano per accontentare i fedeli.
Partecipavano malvolentieri e, ovviamente, lo facevano senza fede. Anzi. Mentre i contadini pregavano e chiedevano l’aiuto di Dio, i monaci pensavano a tutt’altro. Pare infatti che vivessero in maniera assolutamente spregiudicata, lontani dalle regole della Chiesa. I peccati più frequenti, secondo i bene informati, erano ovviamente quelli della carne.
Del monastero oggi restano solo alcune rovine. Forse per un’epidemia, oppure per “un intervento divino”, tutti i religiosi del monastero morirono nel giro di poco tempo. Anche il convento venne distrutto.
Dopo qualche mese, nelle campagne della zona, di tanto in tanto, capitava di vedere figure lontane camminare in fila con le fiaccole accese. “Si sente anche pregare e cantare…”, raccontavano i testimoni.
Ed ecco che tornò in mente la storia del vecchio monastero. A quel punto la gente capì: quelle ombre nere erano gli spiriti dei monaci che procedevano in fila. Costretti da morti a compiere proprio quei riti che odiavano da vivi.
Si dice che ancora oggi sia possibile vedere sulle colline strane processioni di figure incappucciate con le fiaccole in mano. Candele accese per invocare il perdono di Dio sulla comunità che per secoli si era macchiata di tanti peccati. (Umbria Misteriosa – Lucia Pippi, Cristiano Roscini)
Sarebbe interessante approfondire questa leggenda popolare e scoprire magari dov’è questo fantomatico luogo. Esiste veramente, è da qualche parte nel Monte Subasio o nelle colline vicine? Forse quest’articolo potrà contribuire alla ricerca, intanto avete una storia paurosa in più da raccontare!